I terreni della colonia Croce Rossa di Jesolo (e dell’ospedale vicino) furono donati ai conti Frova, antichi possidenti della zona. Il conte Ottavio Frova era proprietario, agli inizi del secolo scorso, di almeno metà del litorale jesolano. Decise allora, negli anni Trenta, senza pentimento alcuno, di donare un bel pezzo di terreno e di spiaggia alla collettività, affinché venisse costruita la colonia marina per i bambini che necessitavano di cure a causa della tubercolosi.
La Croce Rossa ha ospitato negli anni Ottanta, un centinaio cittadini polacchi che avevano richiesto asilo politico e negli anni Novanta circa 1400 profughi provenienti dalla ex-Jugoslavia in piena guerra. Dall’estate del 2007 la struttura ha nuovamente ospitato dei profughi provenienti da alcuni paesi del continente africano.
Colonia marina “Luigi Luzzati”, Colonia “Piero Bifis”
Lido di Jesolo (VE)
Coordinate 45.509063, 12.657518
La caratteristica ex colonia Stella Maris, edificata per le vacanze dei giovani studenti di Rieti su lungomare Aldo Moro, fu progettata dall’architetto Francesco Leoni nel 1936. L’edificio, eretto fra il 1938 e il 1939 ha una pianta che ricorda la forma di un aereo trimotore.
Ha ospitato fino alla metà degli anni settanta una scuola, e, successivamente, un orfanotrofio. La struttura, inutilizzata dal 1984 ed oggi in uno stato di degrado, è stata oggetto di diversi piani di recupero, che però non hanno ancora delineato una destinazione d’uso definitiva ed adeguata al grande edificio.
Colonia marina Stella Maris
Montesilvano (PE)
Coordinate 42.51052, 14.1678
Il Villaggio del Fanciullo ha la sua istituzione addirittura in America per aiutare tutti gli orfani di guerra, tutti i bambini abbandonati che si ritrovano in un mondo troppo grande da affrontare. Sbucano nomi celebri come Ignazio Silone, l’onorevole Saragat, l’architetto Antonio Bandarini… Non poteva mancare un prete, Don Guido Visendaz, che riesce a motivare bambini e ragazzi al lavoro per toglierli dalla strada e che pongono i primi mattoni del futuro Villaggio, usufruendo di aiuti economici e logistici da Enti ed Associazioni, ma soprattutto dalla Croce Rossa svizzera. Le strutture edificate in breve tempo vengono subito abitate dagli stessi ragazzi che continuano a lavorare e incoraggiati ad assumersi ruoli e responsabilità, dando luogo ad una “democrazia autogestita”. Ma proprio quando la missione sembra raggiunta, qualcosa s’inceppa, qualcosa impedisce il trionfo di un sistema rieducativo necessario e collaudato in altri Paesi. Don Guido si assenta spesso per trovare fondi all’estero e i ragazzi rimasti soli troppo presto tornano a sbandarsi. Negli anni cinquanta il Villaggio del Fanciullo chiude tristemente i battenti. Negli anni sessanta tornerà a vivere sotto forma di Colonia Estiva, che terminerà anch’essa negli anni novanta decretandone di fatto l’abbandono più totale.
Villaggio del Fanciullo
Silvi Marina (TE)
Coordinate 42.54569, 14.12721
Dall’introduzione del libro “Memorie paullesi” di Renato Castelli con fotografie mie.
“Anche un libro ha una sua storia e quella di questo che avete fra le mani, cominciò circa due anni fa. Fui contattato da un amico del direttivo ANPI Paullo che mi chiese di parlare con Danilo Bazzani, amico comune, perché aveva un’idea da sottopormi. Lo chiamai e lui mi disse che, insieme al Sindaco di Paullo, Federico Lorenzini, e in qualità di membri del Circolo Fotografico Paullese, volevano proporre alla locale sezione ANPI di realizzare un libro dedicato agli anziani di Paullo e alle loro storie, corredato dai rispettivi ritratti fotografici. Accettai di buon grado: proprio in quel periodo, come ANPI Paullo, avevamo affrontato il discorso relativo alla possibilità di raccogliere testimonianze di persone che avevano vissuto la guerra. Ci interessava la storia della resistenza, ma anche la vita quotidiana delle persone nel periodo antecedente e immediatamente successivo al conflitto, per cui quell’idea ci sembrò calzare a pennello. La nostra scelta cadde su persone nate entro l’anno 1935”.
Renato Castelli
Qui alcune delle mie fotografie.
Ho incontrato centinaia di donne e uomini, alcuni paullesi nati da generazioni, altri recentemente radicati, di tutte le età, di ogni provenienza, quelli noti e quelli anonimi che di solito non vengono consultati e le cui parole definiscono una geografia a misura d’uomo che va oltre i confini della città.
In collaborazione con l’Amministrazione Comunale della Città di Paullo e il Circolo Fotografico Paullese, ho ritratto i paullesi di oggi per produrre una installazione sull’identità. In un momento di globalizzazione ma tentati dall’isolamento, abbiamo chiesto a ciascuno di loro chi è il paullese oggi? In un confronto faccia a faccia, ci si rende conto che negli occhi dell’altro, non importa quanto diverso, si può andare alla ricerca della propria identità.
Abbiamo scoperto che Paullo è ricca di cittadini inaspettati: falegnami e artigiani scultori o pittori, pensionati che scrivono, studenti, impiegati, professionisti che recitano, cantano e suonano, operai che vestiti da clown regalano un sorriso…
Qui una ventina di loro.
La colonia montana, promossa dalla Gioventù Italiana del Littorio a Ponte di Legno presso il Passo del Tonale, requisita dai militari nel 1938 (usata peraltro anche come prigione dai nazisti per torturare i partigiani), ancora nel dopoguerra è stata per decenni un luogo di vacanza e di festa fino agli anni Novanta, quando è iniziato un lento ma continuo declino verso la chiusura definitiva. Gli abeti, cresciuti tutti intorno, sorvegliano silenziosi, proteggendola dalle auto e dalle moto che corrono su e giù per il Tonale. Tutti i progetti di rilancio si scontrano con gli elevati costi necessari.
Colonia montana “Dux”, poi Casa ferie Vigili del Fuoco.
Passo del Tonale, Ponte di Legno (BS)
46.25138, 10.54322
L’altopiano del Sole è un piccolo altopiano della Val Camonica situato alle pendici dei monti: Pizzo Camino, San Fermo e Concarena. Su questo altopiano si trovano i comuni di: Ossimo, Borno, Lozio, Malegno e Piancogno. La conformazione dell’altopiano, protetto dalle circostanti montagne, protegge l’area da venti forti. Vi è solamente la tipica brezza montana, proveniente dal Passo della Presolana. Queste condizioni così favorevoli spiegano perché la zona fin dai tempi antichi non sia stato solo centro abitato, ma anche luogo di villeggiatura. Nel 1928 iniziarono i lavori per la costruzione dei sanatori antitubercolari in località Croce di Salven a Borno e del sanatorio, poi colonia montana o elioterapica di Ossimo Superiore. L’ex colonia oggi è una scuola materna.
Colonia montana e/o elioterapica di Ossimo
Ossimo Superiore (BS)
45.94496, 10.22894
Conterico – Cùntereg in originale – è diviso fra Conterico Sotto e Conterico Sopra, in quanto spaccato a metà dal Canale Muzza. Interamente circondata da campi agricoli ha origini celtiche.
È la patria natia del sacerdote capuccino Padre Rinaldo da Paullo, al secolo Francesco Panigada, ucciso durante il massacro di Alto Alegre in Brasile all’inizio del XX secolo.
Un progetto fotografico CHIPS.
La colonia alpina “Angiolina Ferrari” è stata fondata a Cevo (m. 1100 s.m.) nel 1929 dal comm. Roberto Ferrari a ricordo della moglie col contributo delle Casse Mutue Industriali. Aperta alle operaie dei suoi calzifici e in genere dell’industria e dell’agricoltura bisognose di montagna venne affidata alle Suore Dorotee da Cemmo. Nel 1932 su disegno del prof. don Francesco Magri è stata edificata la Cappella, affrescata da V.Trainini. Oggi è il bellissimo ostello “La Casa del Parco”.
Colonia alpina “Angiolina Ferrari”
Cevo (BS)
46.07983, 10.37928
Un semplice forellino piccolo e molto preciso può sostituire l’obiettivo fotografico. In piena era digitale ripercorrere questa strada non è soltanto un fatto di moda o di controtendenza. Imparare o riscoprire i principi base nei quali affondano le radici tutti i fenomeni di trasmissione della luce può essere affascinante quanto misterioso… Quattro passi lungo la Muzza per sperimentare.
Lo Schloss Prielau è un ex capanno da caccia del Principe Vescovo di Salisburgo e del Vescovo di Chiemsee nel comune di Maishofen, nel distretto di Zell am See, che risale al 1425. Utilizzato dai Vescovi fino all’inizio del XIX secolo fu poi secolarizzato e venduto. Passato di mano in mano nel 1987 diventa un hotel super lusso per opera della famiglia Porsche!
Schloss Fischhorn è un castello a Bruck sulla Großglocknerstraße a Pinzgau. Si trova su una collina al confine con Zell am See e domina la valle di Salzach e l’Oberpinzgau in direzione ovest. Il castello è di proprietà privata e non è accessibile al pubblico.
Un primo edificio fortificato fu probabilmente costruito intorno al 1200 e il castello apparteneva probabilmente ai signori di Goldegg, un’antica famiglia nobile di Salisburgo di Goldegg a Pongau. Successivamente il castello serviva sia come residenza per i vescovi sia come alloggio della tutela dei possedimenti Pinzgau della diocesi di Chiemsee. Rivolte, saccheggi, incendi, vendite varie, sequestri durante la guerra rendono la storia del Schloss Fischhorn degna di un romanzo. Dal 7 al 9 maggio 1945 Göring visse con Emmy e la figlia Edda nel castello prima di essere trasferito a Kitzbühel.
Delle forme neogotiche che lo rendevano unico, oggi rimane ben poco. Dal 2000 è stato restaurato da un privato e viene utilizzato per eventi culturali e mondani.
Schloss Ritzen (precedentemente noto come Grub) è uno dei castelli nel comune di Saalfelden nel salisburghese. A partire da un complesso del primo medioevo, la struttura dell’edificio cambiò costantemente nel corso dei secoli, continuamente demolito e ricostruito. Nel 1892 un incendio distrusse gran parte della proprietà e solo quando il castello Ritzen è diventato di proprietà pubblica a metà del XX secolo, è stato possibile prevenirne l’abbandono.
Dal 1968, l’edificio ospita il noto Heimatmuseum di Saalfeldner con una mostra di presepi molto preziosa e ampiamente conosciuta.
La costruzione del castello Kaprun risale quasi certamente al XII secolo. Fu costruito proprio per le ragioni per cui allora si costruivano i castelli: come rifugio, come fortezza, come residenza di famiglie nobili e come status symbol. Fini tra le proprietà dell’Arcivescovo di Salisburgo e nella prima metà del XX secolo era completamente abbandonato.
Per fermarne la decadenza gli imprenditori Kaprun unirono le forze nel 1984 e con determinazione restaurarono il castello: oggi è ancora un palazzo signorile e riporta gli spettatori e i visitatori ai tempi passati.
Schloss Lichtenberg (un tempo Pfleggericht), è un castello arroccato su uno sperone roccioso del Steinernes Meer a circa 60 metri sopra Saalfelden, un comune del salisburghese.
La data esatta della costruzione del castello è sconosciuta ma probabilmente è della prima metà del XIII secolo e per secoli è stato rivendicato dal Vescovo di Chiemsee e dall’Arcivescovo di Salisburgo che alla fine ha avuto la meglio. Nel 1526, il castello fu distrutto dalla rivolta contadina, ma poi fu ricostruito dalla corte di Saalfelden e fu aggiunta anche la possente torre circolare del lato sud-ovest. Negli anni successivi, il quartier generale della guarnigione militare si trasferì in città e il castello cadde in rovina.
Nel 1791 fu emesso un ordine per iniziare senza indugio la ristrutturazione dell’edificio ma non se ne fece niente: era difficile trovare lavoratori senza vertigini e in grado di coprire i tetti!
Acquistato alla fine del XIX secolo dalla nobile famiglia Weiß von Teßbach, che ancora oggi possiede l’intera area, non vengono fornite opportunità di visite turistiche o accesso pubblico. Il castello è in evidente stato di abbandono.
La Colonia montana ‘Benito Mussolini’ eretta in località Valledrane di Treviso Bresciano fu realizzata recuperando le casematte di servizio al vicino forte militare costruito nel 1912: la colonia offriva 130 posti letto ed fu aperta nella seconda metà degli anni 1926
Protagonista dell’operazione è il tisiologo Eugenio Morelli (1881-1961); è il segretario del Sindacato nazionale fascista dei medici e viene incaricato di girare per il Paese in cerca di località idonee a ospitare le nuove strutture. E’ sulla base di queste premesse che nasce l’istituto climatico di Valledrane:
“La località ben orientata al sole e protetta dai venti, gode di un clima piuttosto mite, con modeste oscillazioni giornaliere di temperatura e pressione barometrica, con bassa gradazione di umidità atmosferica ed assenza di nebbia e di eccessiva nuvolosità: caratteristiche climatiche che consentono, in ogni stagione dell’anno, la massima utilizzazione della vita all’aperto”.
Le cure d’aria e di sole, accompagnate da una corretta alimentazione e dal riposo prolungato, costituivano gli unici rimedi ritenuti validi nel trattamento dei pazienti affetti da tubercolosi.
L’attività è proseguita fino al 1978, quando il Sanatorio venne chiuso definitivamente.
Colonia permanente Benito Mussolini
Valledrane (BS)
45°43’14.4″N 10°26’47.6″E
La colonia Beretta del 1937 era il luogo di villeggiatura per i figli della più importante industria armiera trumplina tra il paese di Collio e il passo del Maniva a San Colombano.
Negli ultimi anni di guerra, in particolare nel periodo della Resistenza, il territorio attorno alla colonia registrò violenze e tragedie, che erano legate agli scontri tra partigiani, tedeschi e militi della RSI.
Colonia Beretta
Collio, San Colombano (BS)
Coordinate 45°49’18.6″N 10°23’45.6″E
La fortezza di Hohenwerfen è un castello che sorge sulle montagne a 40 km a sud di Salisburgo, in Austria. La fortezza è circondata dalle Alpi di Berchtesgaden e dai monti di Tennen; ed è la “sorella” dell’Hohensalzburg dominante proprio la città di Salisburgo ed entrambe risalgono all’XI secolo.
La fortezza venne costruita tra il 1075 ed il 1078 durante il periodo della lotta per le investiture, per ordine del principe-arcivescovo di Salisburgo, come un punto di controllo strategico posto su un promontorio naturale di 155 m sulla valle del Salzach.
Attualmente il castello è un museo aperto al pubblico.
Schloss Goldegg si trova su un promontorio sulla sponda settentrionale del lago Goldegg nel comune omonimo del Pongau nel Salisburghese.
La costruzione del castello attuale iniziò nel 1323 e serviva da fortificazione per la protezione della strada di collegamento tra Pongau e Pinzgau. Tantissimi e diversissimi gli usi nel corso dei secoli.
Il palazzo di Schönbrunn (Schloss Schönbrunn in tedesco), famosa reggia imperiale di Vienna, è stata la sede della casa imperiale d’Asburgo dal 1730 al 1918. Una volta si trovava in campagna, ma ormai è stato inglobato dalla città. Oltre alla bellezza dei luoghi, il complesso del palazzo è noto per ospitare il Tiergarten Schönbrunn, uno degli zoo più antichi al mondo.
In occasione dell’inaugurazione fu battezzata “Colonia dei Balilla di Genova `Benito Mussolini”, ma contemporaneamente cominciò a essere chiamata genericamente Colonia Genovese, poi in rapida sequenza, durante il periodo fascista, fu di volta in volta intitolata: “Colonia Alpina XXI Aprile”, “Colonia Alpina Benito Mussolini”, “Tendopoli Benito Mussolini”, “Colonia Ansaldo”. Dopo la guerra si alternarono altri nomi: “Colonia climatica di Genova”, “Colonia Alpina”, e infine ancora “Colonia Genovese”, nome con la quale è nota anche oggi.
La Colonia Genovese divenne un preciso punto di riferimento nella storia e nella vita sociale di Piazzatorre. L’imponente edificio (lungo 61 metri, largo 23 e composto da quattro piani oltre al sottotetto) fu considerato all’epoca della costruzione nel 1927 una struttura modello nel suo genere: nel seminterrato erano ubicati i magazzini; al piano terreno le sale di ricevimento e gli uffici di rappresentanza, il refettorio, la cucina e i locali di servizio; al primo piano i dormitori per i ragazzi, le camerette per gli ufficiali; al secondo piano altri dormitori e, nel sottotetto del corpo centrale, strutturato a mansarda, ancora dormitori e l’infermeria. Circondata da un’ampia pineta e da ben 1200 metri quadrati di prato, la colonia fu voluta dalla Federazione fascista di Genova che la destinò ad accogliere i soggiorni estivi dei ragazzi della città ligure.
Dal mese di luglio del 1928 seicento/mille balilla dagli otto ai dodici anni, più un centinaio di assistenti si alternavano in turni di un mese nella colonia. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la colonia cominciò a ospitare, oltre a ragazzi e giovani di diversa età, anche soldati italiani e stranieri: le cronache del tempo sono ricche di tristi episodi che non rivanghiamo qui. Dopo la guerra la colonia ospitò gli allievi della Scuola del Corpo Forestale dello Stato, poi fu assegnata al Comune di Genova che continuò per diversi anni a mandarvi i ragazzi della città, negli anni Sessanta fu l’ltalsider di Genova a farne sede dei soggiorni estivi dei figli dei propri dipendenti, quindi verso la metà degli anni Settanta l’edificio fu affittato dall’Opera Bergamasca che lo utilizzò in sostituzione della propria colonia di Piazzatorre costretta a chiudere (fotografie qui). Quindi, negli anni Ottanta il complesso entrò in possesso della Regione Lombardia e continuò ad essere usato come colonia ancora per un decennio, poi negli anni Novanta fu definitivamente chiuso. La colonia è stata infine acquistata, all’inizio di questo secolo, dal comune di Piazzatorre intenzionato a trasformarla in struttura di ricettività turistica.
Colonia montana Genovese, nota con molti nomi diversi “Colonia dei Balilla di Genova `Benito Mussolini”
Piazzatorre (BG)
Coordinate 45.994301, 9.694707
La basilica di Sant’Eustorgio, nome originario paleocristiano Basilica Trium Magorum, fu fondata probabilmente intorno all’anno 344. Secondo la tradizione, Sant’Eustorgio ricevette direttamente dall’imperatore un enorme sarcofago di pietra contenente le reliquie dei Magi. Trasportato su un carro, questi si fermò alle porte della città, poiché i buoi crollarono affaticati. Il vescovo interpretò il tutto come volontà delle reliquie stesse al fine di rimanere in quel punto, fece edificare un nuovo luogo di culto fuori le mura cittadine, ovvero una nuova basilica che in seguito venne intitolata proprio a Sant’Eustorgio, il quale chiese di esservi sepolto a sua volta proprio accanto ai Magi stessi.
Nel 1162, durante il saccheggio di Milano perpetrato dalle truppe dell’imperatore Federico Barbarossa, le reliquie furono sottratte e portate a Colonia. Fu soltanto nel 1903 che, grazie all’intervento del cardinal Ferrari, una piccola parte di esse ritornarono nella Basilica (due peroni, una tibia ed una vertebra) e che ancora oggi sono conservate in una teca vicino il sarcofago dei Magi.
Dal XIII secolo la basilica divenne la sede principale dell’Ordine domenicano a Milano. Nel 1219 Domenico di Guzman vi aveva inviato i primi due confratelli e l’anno successivo i frati si trasferirono nell’ospedale dei pellegrini presso la basilica, che gli fu definitivamente assegnata dal Papa l’11 aprile 1227. Il grande chiostro è ora sede dell’oratorio della parrocchia e di alcuni musei diocesani.
La bellezza di Piazzatorre, le sue montagne e l’aria salubre furono i motivi che convinsero l’Opera Bergamasca per la salute dei fanciulli ad erigervi un fabbricato per raccogliere nella stagione estiva un centinaio di ragazze e ragazzi. L’inaugurazione venne fatta nel giugno del 1903 e l’Opera Bergamasca operò fino alla fine degli anni 90 del XX secolo.
Per oltre due mesi, da inizio di luglio del 1945 sino alla fine di settembre del 1945, la Colonia Bergamasca accolse, su richiesta al Governo Alleato e al CLN di Milano, i bambini ebrei orfani sopravvissuti alla Shoah raccolti dalla Brigata Ebraica nei diversi campi profughi. Verso la fine di settembre del 1945 i ragazzi si trasferirono a Selvino nella colonia di Sciesopoli (qui le mie fotografie). Così si ricorda nel libro sui Bambini di Selvino scritto da Aharon Megged: “A ripulire la casa Sciesopoli di Selvino, furono tra i primi i ragazzi della ‘banda di Magenta’ e i bambini giunti dalla casa troppo piccola di Piazzatorre.”
Colonia montana Bergamasca, nota anche come Opera Bergamasca per la salute dei fanciulli
Piazzatorre (BG)
Coordinate 45.989591, 9.683238
La basilica di Sant’Ambrogio, il cui nome completo è basilica romana minore collegiata abbaziale prepositurale di Sant’Ambrogio e il nome originario paleocristiano Basilica Martyrum, fu costruita in una zona in cui erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane da Sant’Ambrogio. La basilica ha preso il definitivo aspetto tra il 1088 e il 1099, quando venne radicalmente ricostruita secondo schemi dell’architettura romanica. Venne mantenuto l’impianto a tre navate (senza transetto) e tre absidi corrispondenti, oltre al quadriportico, anche se ormai non serviva più a ospitare i catecumeni, ma come luogo di riunione. Tra il 1128 e il 1144 venne innalzato il secondo campanile, quello più alto a sinistra della facciata, detto dei canonici. La basilica appare oggi come un caso isolato di modello per il romanico lombardo.
Un antico documento fornisce informazioni sulla fondazione del monastero di Sant’Ambrogio, ufficialmente datata al 23 ottobre 789 e del primo abate: Benedetto, che fu investito della carica di abate di Sant’Ambrogio dall’arcivescovo di Milano Pietro I Oldrati. I beni del monastero furono confermati da Carlo Magno nell’aprile 790.
Inizialmente furono i Benedettini ad occuparsi dell’amministrazione della basilica che rimasero sino al 1497 quando vennero sostituiti dai Cistercensi dell’abbazia milanese di Chiaravalle (qui le mie fotografie) che promossero numerose iniziative culturali come ad esempio l’apertura al pubblico della grande biblioteca monastica.
La colonia montana Fratelli Calvi o colonia “Villa San Pier Damiani del seminario di Faenza” di Lenna è ora di proprietà della Chiesa ortodossa di rito copto, senza ospiti e chiusa.
Originariamente intitolata ai quattro fratelli Calvi, Natale (1887-1920), Attilio (1889-1916), Santino (1895-1917) e Giannino (1899-1919), nati a Piazza Brembana, militari e ufficiali degli alpini, operarono durante la prima guerra mondiale. Nel corso degli anni la storia dei fratelli è stata rappresentata quasi come un mito, voluto e mantenuto dalla retorica della politica del tempo, successivamente tramontato con il mutamento del contesto politico. In questo non va dimenticato che al tempo dei fatti la società era ancora animata dai valori e dagli ideali che il risorgimento aveva trasmesso e che potevano essere vissuti fino al sacrificio.
Colonia montana Fratelli Calvi, nota anche come Villa San Pier Damiani del Seminario di Faenza
Lenna, Cantone San Francesco (BG)
Coordinate 45.944287, 9.701461
Dal quindicinale cattolico “L’Alta Valle Brembana” del 12 settembre 1937:
VALNEGRA PARTENZA DEI VILLEGGIANTI – Quasi tutti i numerosi villeggianti sono tornati alle loro case rifatti nella loro salute. Anche le allegre bambine della numerosa Colonia Ferrovieri Fascisti sono partite: formavano la nota allegra del paese. Che il Signore le conservi buone e sane.
Nella storia del Collegio Gervasoni, poi Collegio San Carlo di Valnegra, già convitto, ora scuola secondaria di I° Grado Gervasoni, restera’ celebre la lunga parentesi della presenza nella sede dello stesso collegio della Colonia Ferrovieri negli anni tra le due guerre.
Colonia montana Ferrovieri Fascisti presso il Collegio/Convitto San Carlo di Valnegra già Collegio Gervasoni
Valnegra (BG)
Coordinate 45.949026, 9.690178
Risale al 1459 la fondazione di un secondo nucleo di frati domenicani a Milano, in aggiunta al primo, antico insediamento di Sant’ Eustorgio risalente al 1227, di soli undici anni successivo alla fondazione dell’ordine.
L’edificazione della chiesa ebbe inizio, come di consueto, dalla zona absidale, contemporaneamente alla costruzione del convento.
Il monastero è documentato già in epoca carolingia e riutilizza in parte alcuni edifici romani; ancora oggi fanno parte del complesso una torre poligonale, resto delle antiche mura di Massimiano, e un’altra quadrata, che in origine faceva parte del circo romano.
La chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, il più vasto e antico cenobio femminile di Milano fu iniziata nel 1503 non solo per la cittadinanza ma anche per le monache di clausura, che però non potevano entrare in contatto con il pubblico. Ecco allora la singolare divisione della chiesa in due metà: quella verso la strada – la parte pubblica – è separata da un tramezzo dal cosiddetto Coro delle Monache, riservato alle sole religiose (che sentivano Messa e si comunicavano grazie a una grata posta sul tramezzo stesso).
La basilica di San Simpliciano, in origine Basilica Virginum, venne terminata dal successore di Ambrogio, san Simpliciano ed alla sua morte vi fu collocato il suo sepolcro.
Nel IX secolo ne presero possesso i benedettini cluniacensi, nel 1517 la chiesa e il convento passarono ai benedettini cassinesi che vi restarono sino al 1798, anno in cui il convento fu trasformato in caserma.
Il chiostro quattrocentesco, più piccolo, consta di un portico con colonne realizzate in Serizzo di scuola leonardesca.
La poco nota chiesa di San Pietro in Gessate (via Corridoni, Milano, proprio di forte al Palazzo di Giustizia) risale al XV secolo ed è un bellissimo esempio di architettura del Quattrocento lombardo.
Le prime testimonianze pervenuteci della chiesa risalgono al XIII secolo, quando viene nominata una chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo “in Glaxiate”, officiata dagli umiliati e la chiesa era dotata di un chiostro, oggi ricostruito e inglobato nella moderna struttura del Liceo scientifico Leonardo da Vinci.
Molti anni dopo, per volere di Maria Teresa d’Austria era stato destinato ad ospitare i ragazzi orfani di Milano, chiamati Martinitt, che potevano rimanere nei locali di San Pietro in Gessate fino ai 18 ed imparare un mestiere per il futuro.
Il chiostro venne trasformato in età napoleonica in un ospedale militare, deteriorando parte di ciò che sarebbe poi stato malamente rovinato dai bombardamenti del 1943. In particolare furono distrutte o gravemente danneggiate tutte le cappelle della navata destra, e l’attiguo convento.
Oggi completamente abbandonata, la Colonia Enel di Riccione, progettata da Giancarlo De Carlo era una colonia a misura di bambino, molto diversa da quelle “strutture di controllo” costruite lungo le coste italiane durante il fascismo.
Opera poco conosciuta e valorizzata nell’ambito della produzione dell’architetto genovese Giancarlo De Carlo, l’edificio si inserisce in quella tendenza che negli anni Cinquanta e Sessanta mette al centro della rappresentazione architettonica la partecipazione del bambino alla vita di gruppo nella colonia stessa. L’organizzazione dei volumi in pianta rompe decisamente con il carattere unitario e autoritario delle architetture marine precedenti e con la maggior parte di quelle coeve.
Si delinea così una colonia a misura di bambino, pensata, progettata e costruita tenendo presente le istanze sociali che la convivenza richiedeva all’interno a all’esterno dell’edificio. Nonostante sia rimasta attiva fino agli anni Novanta, i mutamenti delle pratiche vacanziere, hanno relegato questa significativa opera architettonica all’abbandono assoluto, come la maggior parte delle colonie estive presenti in Romagna.
In anni recenti diverse organizzazioni e istituzioni private si sono adoperate per scongiurare una possibile demolizione della Colonia Enel, che nel 2005 è stata inserita nel Registro delle opere di architettura di qualità del secondo Novecento in Emilia-Romagna.
Ciò che colpisce, oltre alla grandezza e al colore blu che riluce al sole, sono i vari punti di entrata e di salita ai piani superiori. Le scale contrassegnate da differenti colori di intonaco, portano a vari piani collegati tra loro in un intrico di corridoi che fanno inizialmente perdere l’orientamento. La loro esplorazione porterà in ambienti dove le singolari finestre, anch’esse sfalsate tra loro, lasciano sventolare i brandelli delle vecchie tende rosse che ben contrastano col blu cobalto delle piastrelle che rivestono l’edificio.
Assolutamente da vedere prima che il “libero accesso” snaturi ancor più il senso di storia che si respira guardando il mare da questo ormai effimero labirinto.
Colonia Enel
Riccione (RN)
Coordinate 43.9885, 12.68449
Dalle vecchie terme di Riccione, il lungomare porta verso sud in direzione Misano per la storica via Torino e si scorge un imponente edificio azzurro alto decine di metri per centinaia di metri quadrati d’ingombro: la ex colonia vaticana Mater Dei, poi sede delle scuole elementari, dell’Ufficio di collocamento e, infine, dell’Istituto d’Arte “Fellini”. Il fabbricato del 1950 è in disuso da tempo e non grava alcun vincolo da parte della Soprintendenza: nel 2016, con la presentazione del progetto esecutivo, l’intervento di demolizione e ricostruzione sembrava imminente…
Colonia Mater Dei
Riccione (RN)
Coordinate 43.98726, 12.68492
Come si può constatare, transitando sulla litoranea Riccione-Rimini si incontra la Dalmine, una delle più importanti colonie che hanno contrassegnato la storia di Riccione. La Società Dalmine (oggi Tenaris), sorta nei primi anni del Novecento a Milano, era (è) un’industria siderurgica specializzata nella produzione di tubi in acciaio senza saldatura, all’avanguardia a partire dagli anni Trenta, non solo nel settore industriale, ma anche nella promozione di attività socio-assistenziali. In questo ambito, l’azienda ha sempre profuso molte energie, e la realizzazione nel 1936 della colonia marina di Riccione, in posizione amena a pochi passi dal mare, ha sempre rappresentato un vanto, com’è ampiamente descritto negli annali della fabbrica lombarda.
L’edificio, progettato dall’architetto milanese Giovanni Greppi (1884-1960), uno tra i principali professionisti dell’epoca, venne costruito su terreni di proprietà dei riccionesi Picagli Garibaldi e Goldoni Milziade, venduti nel 1935 alla Società Stabilimenti Dalmine. L’inaugurazione avvenne in pompa magna, secondo i classici stilemi del regime fascista e con ampio risalto della stampa dell’epoca, che sottolineò il fatto che alla “nuova imponente colonia toccò l’onore elevatissimo d’essere visitata dal Duce”.
Dotata di una superficie di circa 1500 metri quadrati, era circondata da un’area propria, che comprendeva un tratto di oltre 30.000 metri quadri di spiaggia, poteva ospitare ogni anno, in due turni estivi, sino a 400 bambini dai 6 ai 12 anni, a carico della Pro Dalmine, che si accollava anche le spese del vestiario.
Nel 1940, così come altre colonie, venne provvisoriamente requisita dalle autorità, per essere adibita ad ospedale militare. Al termine del secondo conflitto mondiale, la colonia riprese intensamente la propria attività, tanto che dovette essere ulteriormente ampliata, al fine di poter accogliere un numero crescente di ragazzi. Nel 1953, verrà intestata al conte Franco Ratti di Desio che fu, tra l’altro, commissario straordinario della Società Dalmine nel 1945 e suo presidente fino al 1953.
Successivamente, a partire dagli anni Sessanta, l’avvento del turismo di massa, il boom economico, e la conseguente possibilità di potersi permettere, a proprie spese, un periodo di vacanze in una località prescelta, da parte di un sempre maggior numero di famiglie italiane, unito ad un considerevole calo demografico, porteranno alla chiusura della colonia.
Trasformata in un albergo congressuale, dopo gli interventi eseguiti negli anni Ottanta, che ne hanno in solo in parte conservato l’originario aspetto esteriore è un immenso e abbandonato rudere. Dei tre locali di servizio, la grande “lavanderia” è abbandonata, la “palazzina isolamento” è stata demolita e sostituita da una discoteca anch’essa chiusa, mentre la “palazzina del personale” è stata riconvertita in una struttura medica privata.
Un tentativo di recupero dell’immenso parco che completava la struttura è anch’esso fallito: lo Skate Park è un’area brutta e poco invitante.
Colonia Dalmine, poi Hotel Le Conchiglie
Riccione (RN)
Coordinate 44.02273, 12.63223
Realizzata a metà degli anni 50, insieme alle vicine colonie costituisce un gruppo di edifici presenti su lato interno della litoranea. Nota alle cronache per gli eventi di nera ha tutti gli accessi chiusi. L’area giardino è utilizzata come parcheggio estivo (e ci vuole un bel coraggio lasciare la macchina…).
<em>Colonia Serenella
</em><em>Riccione (RN)</em>
<em>Coordinate 44.02294, 12.63051</em>
Realizzata a metà degli anni 50, insieme alle vicine colonie costituisce un gruppo di edifici presenti su lato interno della litoranea. Nota alle cronache per gli eventi di nera ha tutti gli accessi chiusi. L’area giardino è utilizzata come parcheggio estivo (e ci vuole un bel coraggio lasciare la macchina…).
<em>Colonia Umbra Pio XII</em>
<em>Riccione (RN)</em>
<em>Coordinate 44.02374, 12.63092</em>
La colonia è costituita da tre edifici di quattro piani ciascuno realizzati a metà degli anni 50 e poteva ospitare fino a 700 bambini! È inserita all’interno di un vasto parco e presenta vaste aree attrezzate per il gioco. La struttura è in cemento armato e muratura.
Colonia Junior Holiday Center
Riccione (RN)
Coordinate 44.02147, 12.63369
Dal 1934 la gestione delle colonie estive delle FS era stata affidata all’OPAFS e nel tempo diventarono ben diciotto: sei montane e dodici marine. Le montane a Ballabio (fotografata anche quella), Limone, Pian di Doccia, Acerno, Gambarie, Ficuzze e quelle marine a Cervia, Bellaria, Riccione, Senigallia, Porto San Giorgio, San Menaio Garganico, Marina di Pisa, due a Calambrone, San Terenzio di Lerici, Castellammare di Stabia, Golfo Aranci.
L’ex colonia OPAFS di Riccione è stata costruita nel 1923, distribuita su tre piani è stata ampliata negli anni ’50 per ospitare fino a 144 bimbi. E’ situata a ridosso di viale D’Annunzio direttamente sull’arenile. In questi anni si sono alternate varie ipotesi tra demolizione, ristrutturazione e ricostruzione, per ora è sede di una scuola di vela.
Colonia Ferrovieri, Colonia “IX Maggio”
Riccione (RN)
Coordinate 44.0239, 12.63185
Progettata in cemento armato nel 1933-34 dall’ing. Peverelli, la colonia assume con notevole chiarezza espositiva i principi costruttivi, formali e stilistici del razionalismo.
L’ossatura in cemento armato, le finestrature continue a nastro, il disegno semicircolare delle testate valorizzate dal motivo plastico delle rampe. Il centro geometrico e figurativo del fabbricato è costituito dalla torre scala nonché serbatoio d’acqua nella parte alta, nella quale si sommano la monumentalità e finalità celebrative verso il regime (gli elementi decorativi più compromettenti sono stati rimossi nel dopoguerra). I servizi di carattere generale sono ospitati nella parte centrale e nel piano seminterrato delle ali adibito nella parte sud a teatrino. I refettori e le camerate erano situati ai piani superiori.
La colonia rappresenta un importante esempio di architettura razionalista la cui struttura è caratterizzata da fasce alternate di vetro e cemento. Le sue linee si richiamano a quelle del Lingotto di Torino, città di origine del progettista. Dopo la guerra, la colonia riprese a funzionare parzialmente, essendo agibile il solo primo piano. Nel 1961 la chiusura definitiva.
Da metà degli anni 2000 per la colonia si parla di un recupero grazie al progetto (attualmente non realizzato per inceppi burocratico-legislativi) che prevede la realizzazione di un polo del benessere in riviera.
Colonia Novarese, Colonia marina della Federazione Fascista di Novara
Rimini (RN)
Coordinate 44.02619, 12.62729
Tre colonie, certamente non paragonabili in termini dimensionali ma soprattutto in termini di valore storico sono presenti nell’area settentrionale della zona del Marano:
Le due strutture dell’ente religioso appaiono abbandonate, la Villa Margherita ristrutturata è utilizzata come casa vacanze.
Colonie Santo Volto e Colonia Bianca o Santo Volto Bergamasca
Rimini (RN)
Coordinate 44.02772, 12.62655
Realizzata a partire dagli anni trenta, più volte rimaneggiata e ingrandita fino agli anni cinquanta… attende il miracolo di una rinascita o la definitiva demolizione…
Colonia Sade, Colonia Enel – Venezia
Rimini (RN)
Coordinate 44.04086, 12.61091
Su progetto dell’ing. Arnaldo Fuzzi, forlivese – uno dei massimi esponenti dell’architettura razionalista del ventennio – con alle dipendenze maestranze riminesi, in soli ottanta giorni l’edificio venne costruito. L’inaugurazione ebbe luogo il 15 agosto 1930 alla presenza di autorità locali e di governo.
La colonia funzionò sino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, accogliendo ogni estate i bambini della Provincia di Forlì. All’inizio della guerra, venne requisita e adibita ad ospedale militare, e come tale rimase per tutto il conflitto; nel periodo susseguente all’8 settembre del 1943 subì anche vari danneggiamenti e furti di attrezzature e suppellettili.
Ritornata finalmente la pace, fu riportata nel 1947 alla sua originaria attività dopo essere stata sottoposta ad una serie di lavori di sistemazione funzionale, resisi indispensabili dopo le manomissioni ed i danni subiti negli anni del conflitto. In questa sua funzione di colonia continuò a ospitare nel periodo estivo fanciulli e bambini della provincia di Forlì e degli Industriali di Bologna sino a metà degli anni settanta, quando finì per perdere la sua ragion d’essere con l’avvento delle vacanze di massa per tutte le famiglie.
I lavori di ripristino per rendere l’edificio idoneo ad un nuovo e diverso utilizzo vennero avviati nel 1978 dall’ Amministrazione Provinciale di Forlì nel 1978, con l’intento di trasferirvi l’istituto Tecnico per il Turismo Marco Polo. Questi lavori furono progettati e realizzati con una corretta metodologia d’intervento, tesa a conservare gli elementi architettonici e decorativi della costruzione principale, caratterizzata da un impianto tradizionale e padiglioni accorpati su modulo tripartito.
Colonia Forlivese, Colonia marina Arnaldo Mussolini, Colonia marina Industriale di Bologna
Rimini (RN)
Coordinate 44.04229, 12.60945
Nel ’26 sorge la Colonia marina del patronato scolastico, prima costruzione attrezzata per cure estive con scopo “eminentemente profilattico”. Oggi è sede dell’Istituto Alberghiero Malatesta di Rimini.
Colonia Patronato Scolastico
Rimini (RN)
Coordinate 44.04421, 12.60639
Realizzata dall’architetto Giulio Marcovigi, nel 1911, intitolato al famoso patologo dell’Università di Bologna Augusto Murri, fu utilizzata fra le due Guerre Mondiali per ospitare e curare i bambini affetti di scofolosi, più tardi ospitando semplicemente bambini poveri.
La struttura della colonia Murri rappresenta la tardiva applicazione di una tipologia architettonica ospedaliera basata sulle teorie mediche della fine del XIX secolo. Le facciate sono rivestite in laterizio, con basamento intonacato, dissimulando l’utilizzo del cemento armato che permette di ottenere due grandi camerate a pianta libera per ogni piano, separate dal corridoio passante.
Ad oggi unica zona recuperata è l’area esterna utilizzata come parcheggio…
Colonia Murri
Rimini (RN)
Coordinate 44.04704, 12.60345
Nel 1903 il dott. De Orchi propose alle principali autorità della città di Como la costruzione di un apposito edificio a Rimini da destinare a colonia marina comasca. La proposta fu subito accolta con entusiasmo da tutti qualche anno più tardi si decise di associare alla cura marina anche quella montana con l’istituzione di una Colonia Alpina a Casasco Intelvi. Le due guerre mondiali che seguirono, segnarono un periodo difficile per entrambe le colonie, requisite e adibite ad utilizzi militari o all’accoglienza di profughi. Solo nel 1948 fu possibile iniziare i primi lavori di ripristino che portarono ad una loro celere rinascita. Dalla fine degli anni ’60 l’interesse delle famiglie ad inviare i propri figli a questi soggiorni diminuì e si decise di vendere la colonia. L’immobile di Rimini del 1907, sottoposto a vincolo storico, è stato mirabilmente restaurato tra il 2001 e il 2004 recuperando le caratteristiche originarie della struttura e destinandolo ad edificio scolastico (Istituto Fondazione Karis)
Colonia De Orchi, Colonia Comasca
Rimini (RN)
Coordinate 44.04909, 12.60129
Nell’ottobre del 2018 all’età di 89 anni, se n’è andata la signora Adele Valtolina, vedova di Benedetto Vergottini – con il quale è stata per lunghi anni custode della colonia dei ferrovieri di Ballabio. “I miei genitori hanno lavorato per la colonia OPAFS (Opera di Previdenza ed Assistenza Ferrovie dello Stato) per ben 35 anni” – racconta Gianpiero, uno dei tre figli della coppia. “Papà era addetto, nei mesi invernali, alla manutenzione dell’area verde D’estate, quando la colonia era attiva con i bambini, lui era un tuttofare: faceva varie riparazioni, controllava il cancello, apriva e chiudeva le macchine… Mia mamma invece si occupava della portineria. Mio padre è stato assunto nel 1964 ed è andato in pensione nel 1999″.
Dal 1934 era stata affidata all’OPAFS la gestione delle colonie estive delle FS, nel tempo diventarono diciotto: sei montane e dodici marine. Tra quelle montane c’era appunto la colonia Ferrovieri di Ballabio. Le altre montane a Limone, Pian di Doccia, Acerno, Gambarie, Ficuzze e quelle marine a Cervia, Bellaria, Riccione (fotografata anche lei), Senigallia, Porto San Giorgio, San Menaio Garganico, Marina di Pisa, due a Calambrone, San Terenzio di Lerici, Castellammare di Stabia, Golfo Aranci.
La colonia di Ballabio oggi è un immobile tenuto chiuso da troppi anni, di proprietà di un soggetto privato che l’ha lasciata così, in attesa di una improbabilissima vendita o di una destinazione profittevole. Che puntualmente non si è mai presentata.
Colonia montana Ferrovieri Milano “Alessandro Mussolini”, nota anche come Colonia montana OPAFS
Ballabio (LC)
Coordinate 45.89884, 9.4264
La struttura fu realizzata tra il 1930 e il 1935 dalla gioventù italiana Littorio. Nel luogo dove ora sorge il CFPA funzionò, negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, una Colonia climatica alpina della Federazione fascista. Dopo l’8 settembre 1943, con l’avvento della R.S.I., l’edificio divenne caserma della G.N.R. con un presidio di 30/40 militi che controllavano la Valvarrone e la Valsassina. Nel 1944 ci fu una consistente presenza di formazioni partigiane della 55° Brigata Rosselli che il 13 settembre 1944 attaccarono la caserma e la costrinsero alla resa. Finita la guerra, la struttura rimase abbandonata fino al 1957.
Grazie alla volontà dell’allora amministrazione comunale, fu ricostruita interamente con i fondi della legge sui danni di guerra. Nel 1972 la proprietà passò alla regione che la rese un Centro di Formazione Alberghiera, rendendola un’istituzione prestigiosa e un punto di riferimento nel sistema formativo alberghiero della regione.
Colonia alpina “Costanzo Ciano”
Casargo (LC)
Coordinate 46.05313, 9.39324
La colonia “La Roccolina” (o “Mauri”) è a Cortenova, in provincia di Lecco, alle pendici della Grigna e gode di un incantevole panorama sul territorio. Oggi l’antica colonia è la sede della Scuola Primaria “Giovanni Bellomi”.
Colonia alpina “La Roccolina”, nota anche come Colonia alpina “P. Mauri”
Cortenova (LC)
Coordinate 45.99562, 9.38582
Oggi Sciesopoli è un luogo della memoria abbandonata.
La Brigata ebraica, che faceva parte dell’esercito inglese, aveva setacciato l’Europa dell’Est devastata per raccogliere e portare in Italia i bambini sopravvissuti alla Shoah. Bisognava curarli, farli mangiare, insegnargli una lingua comune, l’ebraico. Racconta lo storico milanese Marco Cavallarin: “La comunità ebraica di Milano, i pochi che erano rimasti, chiese un posto per raggrupparli. Ferruccio Parri, con il prefetto Lombardi, e il sindaco Greppi, decise che c’era la colonia fascista di Sciesopoli, intitolata al patriota Amatore Sciesa”, la colonia più bella d’Europa, secondo la propaganda fascista. Piscina riscaldata, 17mila metri quadri di parco, sala cinema, dormitori con i lettini bianchi, tutti in fila. Era rimasta vuota, “mandiamoli lì”. Così il gioiello del regime era diventato il rifugio delle sue vittime, uno scherzo del destino. La colonia venne affidata alla Brigata ebraica, che riciclò la struttura e ci mise i suoi, di bambini.
Il Comune di Selvino, duemila abitanti, sta facendo una battaglia per salvarlo assieme a Cavallarin e ad alcuni di quei bambini. Tutti rimpatriati nel ’48 nell’unica patria che poteva accoglierli: Israele. Nei kibbutz si sono sposati, hanno avuto figli e poi nipoti e ogni tanto – l’ultima volta nel 2015 – alcuni di loro sono risaliti per questa strada a tornanti, sono arrivati al cancello, l’hanno aperto e si sono messi a ridere e ad abbracciarsi, ricordando che qui è cominciata una vita nuova.
Negli anni successivi, la colonia è stata usata dal Comune di Milano per altri bambini sfortunati, poi nel ’90 è finita all’asta e nelle mani di un’immobiliare che ci voleva fare un albergo. Progetto fallito, tutto è finito ai rovi. Nel campo di calcio sono cresciuti gli alberi, la piscina è interrata. Dentro, rottami e vetri rotti, “hanno rubato tutto, lavandini e termosifoni, ma è ancora un posto meraviglioso”, dice Aurora Cantini, poetessa che vive su questo altopiano.
Colonia “Sciesopoli”, anche Pio Istituto di Santa Corona, anche Istituto Climatico Permanente
Selvino (BG)
Coordinate 45.79131, 9.7544
La decisione di costruire un apposito edificio come colonia alpina a Castione della Presolana maturò nel 1930 avendo come obiettivo la salute dei bambini e quando la Società Dalmine ritenne ormai insufficiente ospitare i figli dei dipendenti presso altri istituti. Viene pertanto acquistato a Castione della Presolana un terreno coperto quasi completamente da una pineta e sul quale sono presenti due fabbricati. La Dalmine si era così assicurata la balconata più panoramica.
L’incarico di progettare la nuova colonia è affidato all’arch. Giovanni Greppi (1884-1960), la cui creatività è però ostacolata dal problema del contenimento dei prezzi. L’edificio viene completato e inaugurato solo il 9 luglio 1933 e intitolato alla memoria di Mario Garbagni, presidente della Società da poco deceduto. La nuova colonia si compone di un imponente edificio a quattro piani, che racchiude 55 locali su un’area di 750 mq con un volume di 12.000 mc. La parte di maggior importanza però è rappresentata sicuramente dai giardini, circondati da una pineta e pascoli per 34.000 mq. Il fabbricato si compone di una grande rotonda di testa, dalla sala riunione e sala per attività ricreative, e di un corpo rettangolare, dove sono collocati i dormitoi, l’infermeria, le residenze delle maestre e i vari servizi. La cucina è collegata alla cantina e alla dispensa da una scala interna e un locale intermedio la collega al refettorio.
La colonia ogni anno, poteva accogliere, in due turni estivi, fino a 400 ragazzi figli di dipendenti della Dalmine dai 6 ai 12 anni, a spese della Pro Dalmine, anche per quanto riguardava il vestiario. Se nel 1930, prima della costruzione della colonia, i bambini ospitati a Castione della Presolana erano stati solo 42, nel 1933, primo anno di funzionamento del nuovo edificio, erano stati 245, e 348 nel 1938. Fino al 1972 il registro delle presenze testimonia una sempre costante ospitalità che, negli anni a seguire, si sfilaccerà, fino a cessare del tutto nel 1986 quando il modello pedagogico delle colonie, a base di disciplina e carboidrati, entra in crisi. La giornata dei ragazzi era caratterizzata da cure climatiche, educazione fisica e momenti ricreativi. Ricordi di ragazzi: “ho passato tre estati in quella colonia e ho ricordi bellissimi, nonostante la nostalgia per la famiglia, il posto era talmente accogliente che le giornate passavano in fretta giocando e correndo in lungo e in largo nella pineta e facendo bellissime passeggiate nella mitica valle dei mulini”.
Dagli anni ottanta si sono sprecate le ipotesi di recupero della struttura: da casa di riposo a struttura alberghiera, passando per gioiello del fitness a centro di formazione professionale fino a struttura socio sanitaria e ricreativa. E’ rimasto solo il ricordo di file di pullman, frotte di bambini vestiti di rosso e blu che per tre mesi animavano la vita del paese. Il destino della colonia Dalmine sembrava quello di ospitare l’istituto alberghiero o un campus per tutte le università lombarde o una “summer school”: ad oggi nulla. Solo il tempo ci dirà cosa ne verrà fuori. (Facocetti)
Colonia alpina “Mario Garibagni” alla Presolana, anche Colonia Montana Dalmine
Castione della Presolana (BG)
Coordinate 45.91157, 10.04086
Il mese era ottobre, un mese di giorni che si accorciavano, ma di luce dorata dall’alba al tramonto. Non rimaneva molto tempo prima dell’arrivo dell’inverno.
Elisabeth de Waal
Nel 1218, terminate le varie guerre presso la città di Lodi, Federico II assegna le Acquae Mutiae ai lodigiani, i quali attorno al 1200 iniziarono la costruzione della parte del canale a valle di Paullo.
Un progetto CHIPs.
Le colonie della Riviera Romagnola rappresentano la pietra miliare dello sviluppo turistico delle località Romagnole, tanto che a loro si deve il ruolo di aver permesso la “scoperta del mare” a generazioni di italiani che fino ad allora avevano paura del mare. Lungo i 70 km della costa adriatica sono circa 246 le colonie, di cui almeno i 2/3 oggi sono edifici inutilizzati e abbandonati al degrado.
Questa è la colonia Primavera in Riccione costruita nel 1939.
Colonia marina “Primavera”
Riccione (RN)
Coordinate 44.01825, 12.6386
La Colonia Marina “Reggiana” si chiamava “Amos Maramotti” e fu costruita in soli tre mesi, nel 1934, su progetto dell’ingegner Costantino Costantini. E’ composta di tre corpi di fabbrica, sfalsati e disposti in diagonale rispetto all’andamento della costa, così da avere i prospetti maggiori orientati verso Est e verso Ovest, secondo l’asse eliotermico, come prescritto dalle norme igienico sanitarie della tipologia edilizia.
I padiglioni, che si sviluppano su tre piani, sono congiunti da due corridoi e da tre corpi scala semicircolari aggettanti risolvono i collegamenti verticali. I due padiglioni adibiti a dormitori hanno ampie finestre a sviluppo orizzontale che corrispondono alle grandi camerate, con balconate affacciate verso il mare. Gli ambienti di servizio, attestati sui lati corti, sono contraddistinti da finestre circolari di gusto navale. Il corpo d’ingresso, che ospita il refettorio, presenta gli unici elementi di differenziazione: il tetto piano terrazzato e una balconata ricavata dall’arretramento dell’ultimo piano, rivolta non verso il mare ma verso il piccolo giardino retrostante.
L’architettura viene data un’interpretazione rigorosamente funzionale, che opera una estrema semplificazione e riduzione degli elementi compositivi razionalisti. Costruita in cemento armato antisismico, ha la caratteristica, grazie al suo impianto planimetrico, di permettere ogni eventuale ampliamento addizionando semplicemente nuovi copri di fabbrica, senza stravolgere il disegno generale.
Colonia marina “Amos Maramotti”, anche Colonia marina Reggiana o Centro Vacanze Reggio Emilia
Riccione (RN)
Coordinate 44.02164, 12.63478
Questa è la colonia Carpi in Riccione: un modesto edificio degli anni Trenta che si trova all’angolo tra via D’Annunzio e il fiume Marano.
Colonia marina “Adriatica Soliera Carpi”
Riccione (RN)
Coordinate 44.01978, 12.63651
La colonia Bolognese in Rimini, commissionata dalla Federazione dei Fasci di Combattimento di Riccione, inaugurata il primo agosto 1932 e terminata nel 1934, cessa la sua attività nel 1977. Durante i 45 anni di attività assume tre denominazioni diverse: Decima Legio (nome del Fascio di Bologna) dal 1932 al 1945; Colonia Marina Bolognese dal 1947 al 1959; Colonia Marina Bolognese Cardinal Lercaro dal 1960 al 1977. Progettata dall’Ingegnere Ildebrando Tabarroni, ora versa in stato di abbandono.
La Colonia comprende un fabbricato centrale che si eleva su tre piani, dove al piano terra trovano posto la cucina ed i servizi inerenti, al piano rialzato gli uffici di direzione ed amministrazione, ed al piano superiore le infermerie. Il fabbricato centrale divide i due reparti per maschi e per femmine. Ogni reparto comprende due padiglioni a tre piani, dove al piano terra vi sono i bagni di pulizia per entrambi (in tinozza ed a doccia), ed i locali ad uso guardaroba, stireria, magazzino, oltre ai refettori nel lato verso mare; al piano rialzato trovano posto i locali di soggiorno e di ricreazione, dove si raccoglievano i bambini durante le giornate di cattivo tempo quando cioè non sarebbe possibile ed opportuno tenerli sulla spiaggia. I dormitori sono suddivisi fra gli ultimi due piani. Fra i due padiglioni menzionati, tanto nel reparto maschile che in quello femminile, opportunamente isolato, ma comunicante coi padiglioni mediante una galleria coperta, si trova un piccolo fabbricato dove trovano posto le latrine, i lavabi, i locali di servizio e del personale.
Colonia “Decima Legio”, anche “Bolognese”, anche “Cardinal Lercaro”
Rimini (RN)
Coordinate 44.02573, 12.62982
La colonia Casa del Bimbo in Riccione rientra nel complesso delle ex colonie abbandonate nel confine tra Riccione e Rimini. Era sede delle colonie marine delle società telefoniche Stipel, Telve e Timo. Costruita tra il 1950 e il ’53 l’edificio si sviluppa su quattro piani e poteva ospitare 120 bambini. La superficie coperta di 830 mq. è collocato in un’area molto ampia di 3.575 mq. Negli ultimi anni l’edificio è spesso finito nelle cronache dei giornali perché rifugio di senzatetto e per gli atti criminosi che si sono consumati al suo interno.
Un progetto del Comune di Riccione del 2003 prevedeva la sua trasformazione per attività turistiche. Ad oggi nulla di fatto.
Colonia Casa del Bimbo
Riccione (RN)
Coordinate 44.02345, 12.63136
Schloss Moosham (Unterberg, Lungau, Salisburghese, Austria) fu documentato per la prima volta in un atto del 1191. Fu sequestrato dal principe-arcivescovo di Salisburgo intorno al 1285 e dal XIV secolo in poi fu la residenza di un burgravio episcopale. Nel 1520 divenne sede amministrativa della regione del Lungau e fu il centro amministrativo durante la caccia alle streghe tra il 1675 e il 1690. il principe-arcivescovo di Salisburgo sciolse il baliaggio di Moosham nel 1790, dopodiché il castello decadde. Oggi è una resistenza privata.
Burg Mautendorf (Muttendorf, Lungau, Salisburghese, Austria) fu probabilmente costruito sul sito di un vecchio forte romano che proteggeva la strada romana da Teurnia (in Carinzia vicino Spittal an der Drau) a Iuvavum (l’odierna Salisburgo). Il forte originale fu distrutto durante le invasioni barbariche.
Il castello è stato finanziato e supportato da un sistema di raccolta dei pedaggi (maut) per la strada vicina fin dall’XI secolo. Nel XIII secolo fu eretta la fortezza tenuta dal principe-arcivescovo di Salisburgo. Il sistema di pedaggio sulla strada del Radtsädter Tauern Pass sostenne il castello e il villaggio fino al 1803, quando la collezione di pedaggi fu abbandonata durante le guerre napoleoniche. Oggi è sede di un museo.
Burg Finstergrun (Ramingstein, Lungau, Salisburghese, Austria) oggi è costituito da due castelli. Il vecchio castello è conservato solo come una rovina. La sua origine si crede nel XII secolo e fu costruito come fortezza collinare e fortificazione di confine in un punto strategicamente importante. Attaccato al vecchio castello c’è il nuovo, che fu completato nei primi anni del 900. Tuttavia, assomiglia molto ad un castello storico, poiché è stato costruito nello stile del XIII secolo ed entrambe le parti si uniscono per formare un insieme armonioso. Oggi è sede di un ostello.
La chiesa di Sant’Agnese a Lodi fu costruita a partire dal 1351 all’interno del monastero degli Agostiniani, ordine dedito agli studi e molto vicino al Papa. Dopo la soppressione di tale ordine decretata il 23 giugno 1798 dalla Repubblica Cisalpina, la chiesa divenne “sussidiaria” di quella di San Lorenzo.
L’interno è a tre navate di pari altezza, con volte a crociera rette da pilastri cilindrici in mattoni. La struttura, tipicamente “a sala” (“Hallenkirche”), è ancora quasi completamente integra, mentre questo non vale per le opere pittoriche tardogotiche che erano presenti sulle pareti.
L’opera pittorica più importante conservata nella chiesa è sicuramente il Polittico Galliani (1520) di Alberto Piazza, che in origine doveva essere la pala dell’altare maggiore, e in seguito venne collocata nella prima cappella della navata destra.
L’abbazia del Cerreto era un monastero cistercense posto nel territorio lodigiano, nell’attuale centro abitato di Abbadia Cerreto. Era dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Fu fondata nel 1084 dal conte Alberico da Cassino, come monastero benedettino e nel 1139 papa Innocenzo II la cedette ai cistercensi. A partire dal XVI secolo, a causa dello sviluppo del centro abitato circostante, la chiesa abbaziale assunse anche le funzioni di parrocchiale, dedicata all’Assunzione della Beata Vergine Maria. L’abbazia fu soppressa in età napoleonica, nel 1798. La chiesa continua a fungere da parrocchiale.
L’abbazia di Santa Maria Rossa in Crescenzago, da non confondere con la Chiesa di Santa Maria la Rossa alla Conca Fallata, è un antico edificio di culto di Milano situato in via Domenico Berra nel quartiere di Crescenzago alla periferia nord-orientale della città.
Fu in realtà fondata come canonica attorno all’anno 1140 dall’arcivescovo Robaldo (1136-1146) sul sito di una preesistente cappella dedicata a Maria Vergine. Essa infatti non ospitava monaci bensì sacerdoti (canonici regolari) che sotto la guida di un preposto conducevano vita comune.
L’abbazia di Santa Maria Bianca della Misericordia in Casoretto nella periferia nord orientale di Milano in piazza San Materno.
Sorse nel Quattrocento per volere del nobile Pietro Tanzi, che nella dedica la distinse con l’aggettivo “Bianca” per distinguerla da altre chiese dedicate alla Vergine e sorte nel medesimo periodo: la chiesa di Santa Maria Nera, detta di Loreto, vicino l’odierno piazzale omonimo, e la chiesa di Santa Maria Rossa a Crescenzago. La scelta del bianco pare legata al colore della veste della Vergine nell’affresco che la ritrae all’interno.
Mirasole è un’abbazia della prima metà del XIII secolo. Era una delle cascine-abbazie tenute dall’ordine degli Umiliati, che si dedicavano alla coltivazione dei campi e alla fabbricazione di panni di lana.
Il complesso si articola intorno ad una corte, con l’ingresso sormontato da una torre duecentesca, su cui si affacciano i laboratori e gli edifici agricoli, il chiostro quattrocentesco presenta un porticato scandito da archi e colonne in pietra.
La facciata della chiesa, rivolta a sud, simbolicamente, suggerisce lo sguardo rivolto a Cristo, come sole della vita. L’interno, a navata unica, presenta nel presbiterio una volta affrescata con le figure dei quattro Evangelisti, mentre sulla parete di fondo troviamo la Santissima Trinità, circondata da angeli, e la Vergine Assunta. Sul lato est troviamo una cappella dedicata alla Natività della Vergine.
Fu dall’opera dei monaci cistercensi qui insediatisi dal XII secolo che l’intero abitato di Morimondo ebbe origine e si sviluppò nei secoli. L’abbazia è un esempio di architettura cistercense già evoluta verso lo stile gotico, com’è sottolineato dall’uso della volta a crociera ogivale, che può creare anche campate rettangolari. Infatti nella navata centrale, esse non sono a base quadrata, ma rettangolare, e ad ognuna di esse corrisponde una campata quadrata nelle navate laterali aumentando perciò il senso di verticalità. Inoltre la grandezza di Morimondo è dovuta alla presenza di ben otto campate, diversamente dalle chiese abbaziali precedenti normalmente più piccole. Ma la maestosità della chiesa di Morimondo è data anche dalla totale essenzialità, e dal senso di ordine dei mattoni a vista. Il Rinascimento ed il Barocco non hanno alterato lo stile e l’ordine del XII secolo.
Di origini antichissime (era detto Mons luparium o “monte dei lupi”), ospitò dal XIII al XVI secolo un monastero dei frati umiliati, e successivamente si tramutò in una cascina agricola. Questo complesso venne fondato nel 1267 dagli Umiliati di santa Maria di Brera: una cascina a corte chiusa con gli edifici monastici e i rustici agricoli, circondati da prati. Oltre il borgo nel suo assieme, di rilievo particolare la piccola abbazia di San Lorenzo.
La basilica è stata costruita sul finire dell’XI secolo da monaci appartenenti all’Ordine Benedettino di Cluny e ciò che noi attualmente vediamo copre altre due chiese che sono state costruite in tempi precedenti: un luogo ricco di storia difficile da fotografare. Dopo anni di incuria e’ stata riportata parzialmente al suo antico splendore. Del complesso monasteriale rimane traccia negli edifici che le stanno attorno, oggi residenze private.
L’abbazia di Chiaravalle fu fondata nel 1135 da san Bernardo di Clairvaux. Ricca di storia e rifacimenti, ha trovato pace con il ritorno dei cistercensi nel 1952. La torre notare – di forma ottagonale – ospita la più antica campana montata a sistema ambrosiano, viene chiamata nel dialetto milanese “Ciribiciaccola”, e in un’antica filastrocca dialettale se ne parla così:
« Sora del campanin de Ciaravall
gh’è una ciribiciaccola
Con cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt
var pusse’e la ciribiciaccola che i soo cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt?
quant i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt voeren ciciarà con la ciribiciaccola
la ciribiciaccola l’è pronta a ciciarà con i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt
la ciribiciaccola la ciciara i ciribiciaccolitt ciciaren
ma la ciciarada de la ciribiciaccola l’è pusse’e lunga de quela de i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt »
L’abbazia di Viboldone è situata a Viboldone, frazione della città di San Giuliano Milanese, in provincia di Milano. Fu fondata nel 1176 e completata nel 1348 dagli Umiliati, un ordine religioso formato da monaci, monache e laici che, attorno all’attuale chiesa, conducevano vita di preghiera e di lavoro. Nel 1940 il cardinale Ildefonso Schuster, dopo anni di abbandono, ha offerto l’abbazia a una comunità di religiose benedettine di Priscilla.
Canale Muzza. Dopo le versioni mattutina (Acqua e prati), pomeridiane (Memories e Muscia) senza dimenticare qualche Dittico analogico, le Visioni Diurne e i Presentimenti, la versione serale del canale caro ai paullesi.
La Muzza, in lombardo Muscia (si pronuncia mu:sa), in quel di Villambrera a Paullo.
Si dice se si soffre di insonnia bisogna cercare un prato e camminarci sopra a piedi nudi. Io l’ho fatto un giorno di giugno tra le cinque e le sei del mattino…
Un progetto CHIPS con Hipstamatic
P-Lomo Ispirazioni analogiche: una serie di dittici da pellicola istantanea, lungo il canale Muzza a Conterico.
P-Lomo Ispirazioni analogiche: tre dittici da pellicola istantanea, lungo il Canale Muzza a Villambrera.