Colonia marina Dalmine

Colonia marina Dalmine

Come si può constatare, transitando sulla litoranea Riccione-Rimini si incontra la Dalmine, una delle più importanti colonie che hanno contrassegnato la storia di Riccione. La Società Dalmine (oggi Tenaris), sorta nei primi anni del Novecento a Milano, era (è) un’industria siderurgica specializzata nella produzione di tubi in acciaio senza saldatura, all’avanguardia a partire dagli anni Trenta, non solo nel settore industriale, ma anche nella promozione di attività socio-assistenziali. In questo ambito, l’azienda ha sempre profuso molte energie, e la realizzazione nel 1936 della colonia marina di Riccione, in posizione amena a pochi passi dal mare, ha sempre rappresentato un vanto, com’è ampiamente descritto negli annali della fabbrica lombarda.

L’edificio, progettato dall’architetto milanese Giovanni Greppi (1884-1960), uno tra i principali professionisti dell’epoca, venne costruito su terreni di proprietà dei riccionesi Picagli Garibaldi e Goldoni Milziade, venduti nel 1935 alla Società Stabilimenti Dalmine. L’inaugurazione avvenne in pompa magna, secondo i classici stilemi del regime fascista e con ampio risalto della stampa dell’epoca, che sottolineò il fatto che alla “nuova imponente colonia toccò l’onore elevatissimo d’essere visitata dal Duce”.

Dotata di una superficie di circa 1500 metri quadrati, era circondata da un’area propria, che comprendeva un tratto di oltre 30.000 metri quadri di spiaggia, poteva ospitare ogni anno, in due turni estivi, sino a 400 bambini dai 6 ai 12 anni, a carico della Pro Dalmine, che si accollava anche le spese del vestiario.

Nel 1940, così come altre colonie, venne provvisoriamente requisita dalle autorità, per essere adibita ad ospedale militare. Al termine del secondo conflitto mondiale, la colonia riprese intensamente la propria attività, tanto che dovette essere ulteriormente ampliata, al fine di poter accogliere un numero crescente di ragazzi. Nel 1953, verrà intestata al conte Franco Ratti di Desio che fu, tra l’altro, commissario straordinario della Società Dalmine nel 1945 e suo presidente fino al 1953.

Successivamente, a partire dagli anni Sessanta, l’avvento del turismo di massa, il boom economico, e la conseguente possibilità di potersi permettere, a proprie spese, un periodo di vacanze in una località prescelta, da parte di un sempre maggior numero di famiglie italiane, unito ad un considerevole calo demografico, porteranno alla chiusura della colonia.

Trasformata in un albergo congressuale, dopo gli interventi eseguiti negli anni Ottanta, che ne hanno in solo in parte conservato l’originario aspetto esteriore è un immenso e abbandonato rudere. Dei tre locali di servizio, la grande “lavanderia” è abbandonata, la “palazzina isolamento” è stata demolita e sostituita da una discoteca anch’essa chiusa, mentre la “palazzina del personale” è stata riconvertita in una struttura medica privata.

Un tentativo di recupero dell’immenso parco che completava la struttura è anch’esso fallito: lo Skate Park è un’area brutta e poco invitante.

Colonia Dalmine, poi Hotel Le Conchiglie
Riccione (RN)
Coordinate 44.02273, 12.63223